Tab Article
"Un regard moral", uno "sguardo morale": è questa l'espressione usata dal critico francese Serge Toubiana sui "Cahiers du Cinema" a proposito di un film di Nanni Moretti. Prendiamo in prestito l'intensa espressione per titolare questo libro e sintetizzare il cinema di Moretti, secondo la critica francese il più grande cineasta italiano contemporaneo. Un autore che ha attraversato vari decenni della storia del cinema nazionale, dagli anni settanta al nuovo millennio; un regista che ha saputo sempre interpretare, e anzi anticipare gli avvenimenti dell'ex Bel Paese, ma sempre usando un linguaggio filmico alto e sperimentando nuove vie di comunicazione; un artista che ha saputo fare Cinema anche attraverso il suo volto e il suo corpo, sino a mettersi a nudo e farci gridare che "il re è nudo". Ma anche un operatore culturale (produttore, distributore, esercente, direttore di festival), un intellettuale impegnato nella battaglia politica diretta e indiretta (dai primi corti "militanti" ai "girotondi", dal Portaborse al Caimano), un uomo di grande intuito e di raffinata intelligenza che ha valorizzato ogni volta, novello "re Mida" del nostro cinema, quello che ha toccato, da Mazzacurati a Luchetti, dall'esordio di Garrone a Cesare deve morire dei fratelli Taviani. E infine, oltre che un "personaggio" - non sempre facile -, una persona vera, che ci inchioda spesso alle nostre responsabilità civili e culturali, e ci obbliga a riflettere.